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Le Giornate dell’Intercultura

LABORATORIO PERMANENTE SUL DIALOGO INTERCULTURALE ED INTERRELIGIOSO

IX Edizione Anno 2024-25

Sulle orme di Matteo Ripa. La diversità come valore


Soggetti proponenti:

Comune di Eboli

Associazione Culturale Mediterranea Civitas

Scuola di Dialogo Interculturale ed Interreligioso

Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’

Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di Scienze Politiche


informazioni sulle precedenti edizioni dei laboratori li trovi nella pagina dei Progetti educativi e i prodotti realizzati sono all’inizio della pagina La biblioteca di scarpediem


Premessa

Nell’Ottobre del 2007 il Ministero della Pubblica Istruzione redasse un documento dal titolo “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri”. Era evidente che si stava cercando di creare un modello nuovo di integrazione multietnica, in grado di superare le criticità dei modelli di integrazione in uso in Germania, Francia e Inghilterra.

L’Italia, infatti, nell’elaborare un proprio modello di integrazione deve cercare di evitare gli errori strategici evidenziati negli altri Stati Europei, partendo proprio dalla Scuola, che è la Prima Agenzia Formativa di un territorio.

È nella scuola, infatti, che la diversità stessa può essere assunta come paradigma dell’identità nel pluralismo: la scuola italiana, insomma, può diventare un sistema che si apre a tutte le differenze, pur mantenendo i propri tratti identitari, applicando alla cultura una concezione dinamica e non statica: la cultura, insomma, ridiventa paideia. L’ approccio interculturale che si vuole attuare ha lo scopo di trattare la diversità culturale non come multiculturalismo ma secondo i canoni stabiliti dalla Dichiarazione Universale dell’UNESCO del 2001 abbracciando, oltre i tradizionali campi delle arti e della letteratura, anche gli stili di vita, le etiche, le tradizioni e le credenze.

In definitiva ciò che si dovrebbe fare, nel campo della formazione, è l’attuazione di un progetto interculturale che sia anche interlinguistico ed interreligioso e costruisca un tratto comune, inter, tra le giovani generazioni che sono sempre più multietniche, instaurando un clima relazionale che sia fondato sullo scambio, la reciprocità, il rispetto, la curiosità.

Ciò porterebbe indubbie ripercussioni positive sul piano giuridico e sul piano sociale poiché la costruzione di tali percorsi può rivelarsi molto utile anche, e soprattutto, nell’ambito del dibattito riguardante la legge sulla cittadinanza che risente, tuttora, di una interpretazione minimalistica del fenomeno migratorio.

Il territorio della valle del Sele registra la presenza di un numero consistente di persone provenienti da Paesi Terzi, appartenenti alle cosiddette etnie migranti, che vivono e lavorano nell’area. Nella sola città di Eboli vi sono 5.342 stranieri che rappresentano il 12,6% della popolazione residente. Dei 5.553 alunni frequentanti le scuole cittadine di ogni ordine e grado 300 sono cittadini di Paesi Terzi.

Nell’ambito del Piano Sociale di Zona S3 le etnie presenti sono quella marocchina (24,9% della popolazione residente), ucraina (18,8%) indiana (4,3%), algerina (3,4%) Tra loro i minori sono circa il 10% del totale. Purtroppo, relativamente a questo segmento, si registra un alto tasso di insuccesso scolastico che non favorisce la loro integrazione nel tessuto sociale.

Da queste premesse parte il nostro progetto che si articola attraverso una rete tra Enti locali, Scuole, Università ed Associazioni. Un progetto ormai consolidato, giunto alla sua nona edizione, che ha visto negli anni precedenti una notevole partecipazione e il coinvolgimento degli attori sociali del nostro territorio.

È auspicabile il coinvolgimento dei vari Piani di Zona, (Legge regionale n. 11\2007), a partire dall’Ambito S3, nelle cui programmazioni triennali far confluire le finalità del nostro progetto. Il Piano Sociale di Ambito, infatti, è per vocazione un potente attivatore delle politiche di inclusione.

Piano operativo

Alla base del progetto stesso c’è la scuola il cui ruolo è strategico nel determinare delle finalità generali, e dei valori condivisi; valori di base che abbiano carattere di universalità in cui le varie componenti etniche possano riconoscersi. In questo senso applichiamo i parametri dell’educazione interculturale il cui fine è la ricerca del quid commune, del tratto inter, che faccia da collante tra culture diverse. Il pericolo da scongiurare, e su questo la scuola come sistema educativo può fare molto, è l’omologazione, ovvero la neutralizzazione, dal punto di vista religioso-identitario, dello spazio pubblico applicando un paradigma multiculturalista. Le politiche scolastiche, in quanto strumenti di integrazione costituzionale devono favorire percorsi di educazione alla vita civica, alle regole comuni, ai principi condivisi di una comunità che, per quanto aperta, non può rinunciare alla propria identità, alla propria lingua e alla propria storia pur aiutando gli studenti provenienti da famiglie con background migratorio a mantenere il proprio retaggio culturale. Insomma, un processo di integrazione vincente deve far accettare le regole e i costumi del Paese che ospita ma non deve operare uno sradicamento totale dell’identità etnica cui le etnie migranti appartengono.

Sulla base di queste considerazioni saranno attivati dei laboratori nell’ambito delle scuole aderenti al progetto che seguiranno due macro-direzioni

  1. La pedagogia della narrazione in chiave interculturale

Referenza Scientifica Prof. Leonardo Acone –Dipartimento Scienze Umane e Sociali – Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’

  1. La trattazione in chiave storico giuridica degli aspetti più rilevanti riguardanti le società multietniche

Referenza Scientifica Proff. Macrì-Conte-Castagna- Dipartimento di Scienze Politiche- Università degli Studi di Salerno

Le attività laboratoriali nell’ambito delle singole scuole aderenti saranno a cura della Associazione Culturale Mediterranea Civitas, Presidente Prof. Maria Albano

Saranno individuati i nuclei tematici da sviluppare nell’ambito delle singole scuole aderenti e programmate le attività da espletare. Preferibilmente gli incontri si terranno in orario curriculare.

Fasi del piano operativo

  1. Selezione delle scuole pilota nell’area individuata come case study , in particolare le scuole con maggior numero di studenti con background migratorio.
  1. Selezione di alcuni testi appartenenti alle letterature altre che abbiano il topos comune prescelto. I testi possono essere anche saggi o articoli di giornale.
  1. Individuazione delle tematiche sociali, storiche e culturali da sviluppare nei percorsi programmati e che siano correlati alla tematica del progetto.
  1. Rielaborazione, attraverso attività laboratoriali ad hoc, dei materiali proposti in chiave comparata ed interculturale.

La metodologia adottata sarà quella di individuare i linguaggi universali alla base della comprensione della diversità come valore e non come contrapposizione antagonista.

Qui di seguito diamo alcuni esempi di percorsi basati sui linguaggi universali che potranno essere proposti

  1. Interletteratura

Saranno individuati dei testi letterari appartenenti al segmento della letteratura giovanile delle culture altre, attraverso l’approccio metodologico comparativo con i testi della letteratura giovanile dell’Occidente. Si dovrà tener conto delle diverse categorie concettuali alla base della cultura occidentale (impostata ad una certa laicità e frutto del paradigma individualista) e quelle degli altri mondi, con particolare attenzione al mondo arabo islamico (in cui vige il binomio del din wa dawla, e quindi della assoluta coesistenza della dimensione religiosa e di quella civile sulla base di un paradigma comunitario).

Il passaggio è quello dalla letteratura alla interletteratura: il prodotto finale è una contronarrazione che permette di trovare affinità più che divergenze tra le culture altre e quella occidentale, attraverso le tematiche legate alla dimensione giovanile, che sono topoi universali: scuola, famiglia, lavoro, società, diritti.

B) Arte

L’illustrazione è corredo di molti testi. Attraverso l’arte grafica si sviluppa la conoscenza delle immagini, ossia di un linguaggio universale che può far comprendere le differenze e le similitudini fra culture diverse. In questa sezione andrebbero inseriti anche i fumetti, con particolare attenzione al loro sviluppo nei Paesi del Mediterraneo

C) Musica

Anche la musica è un linguaggio universale, pur nelle differenze dei ritmi legati alle diverse provenienze geografiche dell’area mediterranea. Il laboratorio musicale potrebbe essere un ulteriore momento di conoscenza delle culture altre. Si possono ipotizzare jam sessions con sperimentazioni musicali in grado di ‘miscelare’ le alterità musicali.

D) Teatro

I testi letterari possono essere drammatizzati. Il laboratorio teatrale deve avere lo scopo di riscrivere il testo sotto forma di dialoghi per adattarlo al teatro, integrandolo con altri testi ed anche con altri linguaggi. Si può ipotizzare, ad esempio, di riscrivere delle battute recitandole in arabo, in italiano, e nei dialetti delle zone dove si trovano gli istituti scolastici destinatari delle attività laboratoriali.

  1. Diritto

Il testo letterario deve essere spunto per discutere di ciò che sono i diritti umani nella Costituzione italiana e nelle altre Costituzioni. I diritti dei minori possono diventare il punto di incontro tra i vari sistemi giuridici (ad esempio tra il Diritto Pubblico Occidentale ed il Diritto Islamico). Anche in questo caso la letteratura diviene uno strumento per ‘trattare’ i diritti naturali in vista di una loro positivizzazione. Inoltre, questa sezione cercherà di studiare il diritto all’interno delle società multietniche nei Paesi di immigrazione.

  1. Colture alimentari

Anche le abitudini alimentari, e le tradizioni basate sul cibo, possono essere spunto per la valorizzazione della diversità. Questa sezione dei laboratori coniuga l’intercultura anche nel campo delle colture e degli alimenti. Anche i cibi sono migranti come, ad esempio, le patate o il pomodoro, alla base della famosa Dieta Mediterranea, essa stessa frutto di ‘integrazioni’ provenienti dal mondo arabo.

  1. Dialogo Interreligioso

Le religioni, in specie quelle monoteiste, hanno molti punti in comune. Lo studio e la lettura dei testi sacri saranno improntati alla ricerca di ciò che unisce le religioni, divenendo spunto per lo sviluppo di un vero e proprio dialogo interreligioso. Saranno attivate collaborazioni in atto con i vari centri di culto afferenti alla Scuola del Dialogo Interculturale ed Interreligioso.

Fase Finale

  1. Presentazione di quanto realizzato in tutte le attività laboratoriali su esposte in un momento finale che sarà espletato nell’ambito delle Scuole e dei paesi dove sono ubicate le Scuole aderenti al progetto. I momenti conclusivi saranno diversificati nelle Scuole (utilizzando Auditorium e Palestre) , oltre che nei centri storici dei propri territori, utilizzando Piazze, vicoli, Sale comunali, Biblioteche per una grande Mostra Itinerante che comprenderà il prodotto di tutte le Scuole aderenti al progetto: dalla teatralizzazione dei testi, alla realizzazione di opere pittoriche e\o grafiche, alla lettura di brani scritti e recitati dagli studenti, all’esecuzioni di brani musicali e\o di danze etniche, alla visione di video- documentari, alla preparazione di piatti tipici, etc.
  1. Organizzazione di un Convegno di Studi, a cura del Dipartimento di Scienze Politiche della Università di Salerno, in cui gli studenti delle Scuole Secondarie coinvolte nel progetto esporranno le attività svolte e illustreranno i risultati attesi. I lavori del Convegno saranno quindi oggetto di una pubblicazione.

Destinatari del progetto

Studenti delle ultime classi delle scuole elementari e dell’intero ciclo delle medie inferiori.

Studenti delle scuole medie superiori.

Famiglie degli studenti italiani e degli studenti provenienti dai Paesi Terzi che saranno direttamente coinvolte nelle attività laboratoriali e negli incontri previsti nell’ambito del progetto, per una corretta conoscenza degli usi, dei costumi, delle tradizioni delle nazioni di appartenenza.

Obiettivi

– Introdurre nelle scuole del territorio la conoscenza, in traduzione italiana, di libri appartenenti alla letteratura per bambini e per ragazzi di autori provenienti dai Paesi Terzi cui appartengono i nuclei familiari delle nuove generazioni.

– Utilizzare i testi letterari, storici, giuridici come strumento di pratica interculturale, interreligiosa, interlinguistica, basata sulla cultura dello scambio e la costruzione del tratto ‘inter’ tra identità ed alterità. I testi proposti ed adottati saranno oggetto di rivisitazione in chiave teatrale, musicale, coreografica, pittorica, partendo dal tratto comune alla nostra cultura e alla cultura dei Paesi Terzi presenti sul territorio ed enfatizzando l’universalità dei linguaggi e dei sentimenti.

– Rendere la Scuola una vera Agenzia sociale e formativa sul territorio capace di concorrere, in modo incisivo, alla realizzazione di un nuovo modello di integrazione: una “via italiana” per il corretto inserimento nel tessuto sociale, e successivamente nel tessuto lavorativo, dei bambini e dei ragazzi appartenenti alle terze o quarte generazioni, provenienti dal mondo delle etnie migranti.

– Promuovere lo sviluppo della cultura dello scambio per una corretta conoscenza della alterità nel rispetto della propria identità attraverso la Rete di Enti Locali, Istituzioni scolastiche (con la componente dei docenti, collaboratori, alunni e famiglie degli alunni), Associazioni Culturali, Centri di Culto, Università.

Conclusioni

La crisi pandemica ed i conflitti in corso come la Guerra in Ucraina e nel Medio Oriente hanno in qualche modo distolto l’opinione pubblica dal pericolo sempre incombente dello scoppio di tensioni sociali in territori con alta concentrazione di persone con background migratorio. Ma tali tensioni non si sono allentate: al contrario la crisi economica successiva alla pandemia e alle guerre, il rincaro dei prezzi delle fonti energetiche, l’inflazione in aumento sono fattori che contribuiscono fortemente al rischio di destabilizzazioni sociali. Nei territori in cui si registra un alto numero di famiglie con background migratorio, spesso manca l’attuazione di un vero modello di welfare comunitario in grado di scongiurare la ghettizzazione e la marginalità di cui sono vittime specialmente i giovani e i giovanissimi figli di immigrati, che costituiscono le cosiddette terze e quarte generazioni Il progetto che presentiamo mira proprio a creare uno strumento adeguato per la conoscenza della diversità presentandola come un valore, che accomuna e non discrimina. Tale percorso sarà inquadrato nelle politiche scolastiche e nelle azioni di welfare comunitario all’interno degli Ambiti del Piano Sociale di Zona.

L’auspicio è quello di creare una buona pratica da esportare in altri ambiti del territorio italiano, che contribuisca a creare un modello di integrazione costituzionale e a limitare gli episodi di marginalità e devianza soprattutto a carico dei minori con background migratorio.

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