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Il 4 novembre non è la nostra festa

Sono figlio di un generale pilota dell’aeronautica militare e mi onoro della sincera amicizia di alti ufficiali delle forze armate: sono testimone della grande preparazione tecnica di queste persone ma ne riconosco profondamente anche le fragilità personali e il prezzo umano e psicologico che comporta indossare una divisa, la frustrazione di dover sempre e solo obbedire, anche quando gli ordini sono palesemente sbagliati o vengono da gerarchie incompetenti. Siamo in un tempo in cui le scellerate politiche nazionali ed europee, in violazione delle costituzioni e dei mandati degli organismi internazionali, non difendono più la pace e alimentano una stupida corsa agli armamenti contro nemici che non ci sono, ma che stiamo creando appositamente e che prima o poi dovranno difendersi da noi. Penso queste cose da insegnante che conosce la storia e che vede realizzarsi le stesse premesse dei conflitti del secolo scorso, ma anche da educatore che riconosce il disorientamento dei nostri ragazzi, la loro ricerca di identità attraverso il facile fascino della divisa e mi preoccupo sinceramente per un futuro in cui li si vuole trasformare in carne da macello di una propaganda atlantista e nazionalista di potenze aggressive ormai in declino. È per questo che rifiuto le celebrazioni delle forze armate e la presenza sotto qualsiasi forma dei militari nella scuola e invito i miei colleghi a confrontarci su questo, aiutando gli allievi a proteggersi dalla manipolazione e da quella che ormai è solo propaganda di guerra.

Curiosità: Chi è stato mio padre

Questo messaggio l’ho condiviso con la chat whatsapp della mia scuola, e la risposta immediata di Gerardo è stata:

Il confronto è fonte di crescita e, quindi, sono sempre disposto e apprezzo che mi invita.

Il giorno dopo mi risponde l’amico e collega Bruno, preoccupato che stia proponendo un uso politico delle comunicazioni d’istituto. Questa la mia replica


Caro Bruno, la tua risposta mi ha dato occasione di pensare e sentire che probabilmente hai colto una forzatura politica nelle mie parole che ti ha inquietato. Credo che forse hai ragione, mi hai fatto riflettere che le circolari ministeriali che ci stanno passando davanti sono una vera forzatura politica della scuola e ci stanno abituando a scenari “da paura” inquietanti, degni di un secolo fa. Il 4 novembre è la festa delle forze armate, lo dice una legge dello Stato, non è la festa della scuola: migliaia di docenti e studenti lo hanno voluto/dovuto ricordare due giorni fa all’opinione pubblica, nelle principali città italiane. Il nostro ruolo di insegnanti e dei nostri dirigenti è di indirizzare gli allievi al pensiero critico ed è un valore fondante della Costituzione che, appunto, non esisteva un secolo fa e di cui siamo oggi anche noi custodi. Grazie per non essere rimasto indifferente, sono sicuro che nessuno dei nostri colleghi è indifferente a quanto sta succedendo in maniera strisciante e che insieme sappiamo innanzitutto di dover essere d’esempio nel nostro confronto critico e rispettoso con ragazzi che non vogliamo siano sacrificati a uno spirito di guerra che si sta provando ad inculcare nel silenzio-assenso generale, nascondendo le grandi inquietudini di tutti. E ringrazio qui chi ha scelto di aprire questo confronto anche in privato, con me.

Replica Carmen, sempre sulla chat d’Istituto:

Cari colleghi, non sono intervenuta la volta scorsa su questo argomento perché non è il luogo giusto per confrontarsi, ma ho notato che le conversazioni sono proseguite, quindi anch’io vorrei offrire il mio contributo a riguardo.
Sono rimasta particolarmente colpita da questa affermazione: “Rifiuto le celebrazioni delle forze armate e la presenza sotto qualsiasi forma dei militari nella scuola”.
Le Forze Armate sono un elemento fondante di uno Stato libero e sovrano. Le Forze Armate Italiane, quindi, sono elemento fondante dello Stato Italiano, che, tra l’altro, come recita la stessa Costituzione, ripudia la guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali.
Festeggiare la ricorrenza dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, significa dare lustro ai giovani che, tutti i giorni, oggi come tanti anni fa, donano il proprio Presente per il nostro Futuro, libero e democratico.
Questo agire, a mio avviso e stando lontani dalla geopolitica, è un onorevole esempio da sottoporre ai nostri ragazzi nel compimento dei doveri, nonché nella dedizione e nell’amore per le Istituzioni, delle quali la Scuola fa anche parte. La sinergia tra queste 2 Istituzioni, così diverse ma simili allo stesso tempo, non solo ritengo sia opportuna, ma addirittura auspicabile.

Mia risposta:

Carissima Carmen, le tue parole le trovo ampiamente condivisibili tranne nelle conclusioni: ho aperto la mia riflessione riconoscendo il contributo di persone a me molto vicine che in divisa danno un contributo che rispetto e cui sono grato, nonostante le veda umiliate nelle loro qualità umane e tecniche da una disciplina interna che li obbliga ad obbedire e ad eseguire senza essere consultati, prassi estranea alla democrazia che insegniamo e cerchiamo faticosamente di praticare a scuola. In questo come educatori siamo profondamente diversi dalle pratiche delle Forze Armate e per questo sento che i piani devono rimanere totalmente distinti. Si è cominciato con le celebrazioni, poi si è già passati ai PCTO e si finisce in un modo in cui non credo ti piacerebbe vedere coinvolti i tuoi bambini, come segue. Sta a noi stabilire i confini, prima che si crei la confusione che prelude a regimi autoritari.

“Le denunce arrivano soprattutto dal Sud Italia: a Sigonella è previsto per il prossimo mese un Pcto per 350 studenti di sette istituti. Anche a Trani, secondo quanto riportato da Michele Lucivero dei Cobas Scuola, dei bambini della primaria avrebbero partecipato a un’iniziativa in caserma prendendo in mano delle vere e proprie armi. Ma non solo. A Caltagirone – come ha riportato anche il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, l’Avvenire – gli studenti dell’istituto “dalla Chiesa” hanno visitato per cinque giorni le principali basi da guerra in Puglia. Mentre a Catania i ragazzi dell’Itc “Besta” si sono cimentati nella manutenzione degli elicotteri della Guardia costiera destinati al progetto “Frontex”. A Riposto i soldati Usa del gruppo volo antisommergibili, invece, hanno spiegato agli studenti le caratteristiche del velivolo P8 Poseidon.” (Il fatto quotidiano 23.05.2023 Alex Corlazzoli)

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