Esperienze interculturali di utilizzo del patrimonio storico e artistico per l’accoglienza, l’incontro e l’attività di integrazione delle comunità immigrate. Napoli e la Spagna a confronto.
BAGAGLI CULTURALI, PATRIMONI DA CONDIVIDERE
Corso di formazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Salerno, Museo Diocesano, 28 ottobre 2011
per il programma dell’incontro di formazione scarica da qui: https://scarpediem.org/wp-content/uploads/2024/02/Programma_Formazione_Salerno.pdf
Sintesi della lezione di Fulvio Mesolella
“La città plurale”
Esperienze interculturali di utilizzo del patrimonio storico e artistico per
l’accoglienza, l’incontro e l’attiva integrazione delle comunità immigrate.
Napoli e la Spagna a confronto
Salerno, Museo Diocesano, 28 ottobre 2011
Corso di formazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
PRESENTAZIONE
Le attività già realizzate a Napoli negli anni ’80-’90, nell’ambito dell’accesso rivolto a fasce di
disagio sociale (minori a rischio, anziani, disabili, utenti di salute mentale e servizi per le
tossicodipendenze) hanno ispirato una vera e propria “strategia di protagonismo” che ha
trovato dal 2000, fra Italia e Spagna, la possibilità di un coinvolgimento attivo da parte dei
cittadini immigrati. Questi si sono dedicati alla proposta di visite a monumenti presso i quali
divulgare saperi appresi e comunicare, condividere praticamente le proprie tradizioni
culturali, artistiche, alimentari, musicali ecc. con altri immigrati, con residenti e con turisti. A
Valenzia (Spagna) dal 2006 la collaborazione fra Centri Diurni per Minori a rischio (Centro
Amaltea, in convenzione con l’Amministrazione Comunale e Regionale) ed il Muvim (Museo
Valenziano dell’Illuminismo e dell’Illustrazione -una struttura museale di rilievo europeo, che
opera soprattutto nel campo virtuale-) hanno dato origine ad una manifestazione che ha
molti aspetti in comune con il nostro Maggio dei Monumenti: in quel progetto sono
adolescenti di diverse etnie del quartiere di Velluters ad offrire, nei fine settimana, visite
animate che presentano luoghi turistici e monumenti degradati del centro cittadino.
Dal 2008 e fino alle ultime edizioni del nostro Maggio dei Monumenti, in accordo con il
dismesso Sportello per gli Immigrati della Provincia di Napoli, le Comunità presenti hanno
fruito di visite dedicate all’integrazione, presentando le loro storie e gli aspetti culturali
significativi dei paesi d’origine. Presso la Scuola di Pace di Napoli quest’attività si svolge
ormai durante l’intero anno, parallelamente ai corsi d’italiano, mediante lezioni, visite
guidate, laboratori, cene etniche, cineforum, teatro, mostre, dibattiti, gruppi di ascolto,
iniziative musicali come il Festival “Una canzone di pace” ecc.
Si presentano con questa comunicazione le varie attività e le metodologie seguite, nonché le
prospettive di sviluppo di tale lavoro ed i possibili problemi da superare.
Fulvio Mesolella
fulviomesolella@gmail.com
Siamo in un paese inquietante
Mentre parliamo di immigrati sulle nostre coste si continua a compiere una strage disumana
e nei nostri Centri di Accoglienza si perpetrano trattamenti con inquietanti precedenti storici,
che provocano rivolte, denunce, censura da parte della comunità internazionale. E non meno
gravi risultano atti legislativi razzisti come il perseguimento dell’immigrazione come “reato”
in sé, resi per fortuna inoperanti dalle sentenze delle Corti di giustizia dell’Unione Europea.
Nel desiderio di risarcire in qualche modo chi supera difficoltà come quelle descritte
parleremo del cercare di restituire dignità, a noi ed a loro, attraverso programmi che rendano
l’integrazione culturale un’occasione di vero incontro e di crescita. Ma occorre anche qui
segnalare subito che, purtroppo, esistono regolamenti che oggettivamente penalizzano le
comunità immigrate, disconoscendo il diritto dei minori ad avere accessi gratuiti ai musei ed
alle aree archeologiche, rendendone di fatto impossibile la fruizione ai nuclei familiari. In
questo va ancora segnalato un modo di fare multiculturalismo che mantiene le differenze
sociali salvaguardando in sostanza l’interesse di avere negli immigrati solo una mano d’opera
sottopagata e in condizioni infime, o peggio, una massa di manovra esposta alla criminalità.
Occorre pertanto offrire un’occasione concreta d’incontro e di affermazione culturale per
un’evoluzione comune, che vinca le resistenze, le difficoltà, i sospetti reciproci. Si tratta di
decidere se il processo dell’integrazione lo vogliamo “governare”, gestendolo in armonia con
i cittadini immigrati. Se invece si continuerà ad ostacolare strumentalmente, esso avverrà
comunque, ma alimentando conflittualità ed opposizioni sempre più difficili da sanare. Sitratta di difficoltà culturali, verso il riconoscimento reciproco ed il rispetto, che presentano le
stesse organizzazioni o iniziative rivolte agli immigrati, che non sempre cercano riflessione
aperta e condivisa sulle evoluzioni del fenomeno, che ancor meno coinvolgono gli attori nei
processi che li riguardano, e si chiudono in ideologismi improduttivi ed indiscussi, o in
decisionismi irrispettosi ed esclusivi.
La democrazia e la trasparenza, di cui vogliamo essere propagatori, con queste occasioni
possono diventare strumento di lavoro, più che di propaganda politica.
Da dove viene l’idea
Una visita alla Mezquita di Cordova (ex moschea del 711, oggi cattedrale cristiana) in
Andalusia (Spagna), offerta dai giovani della comunità islamica presente -autorizzata dal
vescovo ad accompagnare generalmente visitatori musulmani- è all’origine delle occasioni
più avanti descritte, ideate fra Italia e Spagna per mettere a confronto culture che hanno
molto più in comune di quanto si creda. Un patrimonio che risulta ancor più affascinante per
le differenze che lo attraversano, quando queste sono accompagnate da rispetto e interesse.
Si illustrano pertanto esperienze che traggono ispirazione anche dall’avventura, vissuta a
Napoli fra anni ’80-’90, di utilizzo dei monumenti per la denuncia del degrado e l’attivazione
delle scuole nella loro salvaguardia e presentazione al pubblico, culminate poi in
manifestazioni che, originariamente, presero il nome di Monumenti Porte Aperte, diventate
infine l’attuale Maggio dei Monumenti.
Suggestioni nate
Chi parla si dedica dal 1985 al tema dell’“accesso” di soggetti svantaggiati (minori a rischio,
anziani, utenti di servizi di salute mentale, tossicodipendenti, non vedenti, ipovedenti ecc.)
alla fruizione dei beni culturali, oltre che all’uso di questo patrimonio al servizio dell’intera
società civile. La sperimentazione dell’uso dei beni storici con diverse fasce di esclusione o
disagio sociale si è svolta in collaborazione con le Aziende Sanitarie e con la disponibilità
delle Soprintendenze e degli Enti locali. L’attività con i cittadini immigrati si è rivolta
inizialmente agli adulti, avendo poi anche ricadute sui minori di seconda generazione (nati in
Europa). Su quel modello gli stranieri hanno offerto manifestazioni pubbliche di apertura e
visita rivolte anche a cittadini italiani e turisti, sviluppando sensibilità verso la diversità
culturale e le loro condizioni di vita, offrendo così, a tutti, occasioni concrete d’incontro e
d’armonizzazione.
Metodologia
Si parte da lezioni e visite guidate che servono a motivare ed interessare alla nostra cultura,
iniziando con i manufatti, siano essi artistici o anche semplicemente funzionali (la vita
quotidiana delle città vesuviane), poi ci si è soffermati sugli aspetti religiosi, che spesso
rappresentano le principali differenze e altrettanto incredibilmente, similitudini, fra
fenomeni lontanissimi nel tempo e nello spazio. Si propongono varie forme di “attivazione”,
proporzionali alle condizioni e alle età dei soggetti coinvolti: dalla manualità allo studio
bibliografico, la ricerca in banche dati, la documentazione grafica e fotografica, la traduzione
artistica o la trasmissione artigianale dei propri vissuti, la presentazione in vivo di mostre o
settori museali con selezione di oggetti, l’adozione di aree. Gli esempi più rappresentativi del
percorso completo consistono nelle attività, recentemente oggetto di un particolare
riconoscimento da parte dell’Amministrazione Comunale di Valenzia (Spagna) che, nel
maggio di ogni anno, culminano in una manifestazione completamente gestita da un centro
diurno per minori a rischio (Amaltea), che dal 2006 offre, con ragazzi di diverse etnie,
animazioni storiche nel centro della città.
Iniziative svolte
Su questa stessa linea è stato possibile lavorare alla realizzazione di alcune edizioni del
Maggio dei Monumenti, in collaborazione con il dismesso Sportello per gli Immigrati della
Provincia di Napoli: nel 2008 si sono offerte delle visite in cui gli immigrati hanno avuto
dapprima la funzione passiva di seguire visite guidate e, a conclusione degli itinerari, hannoricambiato offrendo dei buffet tipici presso locali etnici, momenti durante i quali hanno
raccontato le loro tradizioni ed eseguito, rappresentato e danzato le loro musiche. Invece,
nel maggio del 2009, si sono condotte delle visite in luoghi significativi come le necropoli
ipogee greco-romane, le Catacombe di San Gaudioso e San Gennaro, confrontando i riti
cristiani con i culti di altro tipo, compresi quelli spontanei del Cimitero delle Fontanelle e di
altre chiese napoletane, ritenuti anch’essi “pagani”. In quest’ultimo caso, insieme ad
antropologi, archeologi e storici dell’arte, gli immigrati, attraverso rappresentanti e
mediatori culturali, hanno commentato e raccontato le tradizioni religiose dei loro luoghi
d’origine, nonché la storia del loro arrivo, in quegli stessi pezzi di città ove persistono questi
giacimenti culturali, luoghi che dunque coincidono con la forte presenza di loro comunità,
come i Quartieri Spagnoli, la Sanità ecc.
Sviluppi finalmente possibili con l’Associazione Scuola di Pace di Napoli
L’incontro di culture è praticato dall’Associazione Scuola di Pace attraverso l’offerta di risorse
linguistiche e culturali che consiste in: corsi di lingua italiana, cene etniche, cineforum,
attività teatrali, mostre, dibattiti, gruppi di ascolto e festival musicali come “Una canzone di
pace”, quindi occasioni concrete e molteplici di mettere in pratica questi scambi, anche con
lezioni e visite dedicate al patrimonio storico e culturale, sentito e presentato come luogo di
cittadinanza. Si tratta per noi, dunque, di utilizzare spazi che devono essere riconosciuti come
appartenenti a tutti, e che vogliamo che gli immigrati sentano familiari al pari delle piazze,
del verde cittadino, delle aree demaniali, dell’acqua potabile e dell’aria, che devono poter
essere fruiti senza scopi di lucro. È questa una strada praticata facendo vivere e frequentare
questi luoghi, specie in manifestazioni pubbliche nelle quali i cittadini immigrati sono sempre
più protagonisti e non solo fruitori.
Vissuta abbondantemente la prima fase, cioè quella dell’interessamento tramite lezioni e
visite guidate, ora si lavora a formare un gruppo inter-etnico che, a partire da questi temi,
arricchisca le proposte del Maggio dei Monumenti del 2012, proponendo visite interculturali
rivolte a presentare i musei cittadini ed anche interi pezzi di città che sono il prodotto di una
storia che ha visto, da sempre, una forte integrazione dei popoli mediterranei e che, in
quanto tali, sono particolarmente adatti ad introdurre il racconto della stessa presenza di
queste comunità, nei quartieri significativi del centro storico di Napoli.
Breve biografia
Fulvio Mesolella è psicopedagogista, impegnato dal 1985 come esperto esterno in progetti
educativi presso le scuole delle province di Napoli, Caserta e Salerno, ed è stato consulente
nella prevenzione del disagio giovanile presso il Comune di Napoli e nel trattamento ed il
recupero culturale dei tossicodipendenti presso l’Azienda Sanitaria Locale Napoli 1. Si è
dedicato così a collegare in rete diverse agenzie educative, sociali e riabilitative nell’uso della
cultura e del patrimonio storico-artistico mediante la conoscenza e divulgazione, facendone
occasione civica di contrasto all’illegalità e di pratica di cittadinanza. Si tratta di un’esperienza
che ha rivelato ampia utilità anche nella formazione degli adulti e nelle università della terza
età, nelle formazioni e gli aggiornamenti per le professioni di valenza sociale, oltre che in
progetti d’inclusione e di sviluppo di autostima per ampie fasce di sofferenza sociale
(immigrati e disabili), in Italia ed in Spagna.