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Il “Divino femminile” nella Campania antica

Le Matres matutae nel Museo Archeologico Campano di Capua (Caserta), la basilica di Sant’Angelo in Formis e il Tempio di Diana, Anfiteatri e Musei di Santa Maria Capua Vetere: Museo archeologico e Museo dei Gladiatori

Sabato 11 maggio 2024 ore 9,30 presso il Museo Campano di Capua.

Ore 11,30 visita alla basilica di Sant’Angelo in Formis.

Ore 13 pranzo presso il ristorante Amico Bio Spartacus Arena di Santa Maria Capua Vetere *.

Ore 15 visita all’Anfiteatro Campano di Santa Maria, al Museo dei Gladiatori .

Ore 17 visita al Museo Archeologico di Santa Maria Capua Vetere.

La visita guidata è gratuita, l’ingresso al Museo di Capua costa € 6, quello alle aree di Santa Maria € 2,50, come sempre i musei di Stato sono gratuiti per minori di anni 18 e per insegnanti con certificato di servizio annuale, con riduzione fino a 25 anni. Vi prego di segnalare la vostra partecipazione entro venerdì 10 maggio non oltre le ore 12 precisando se partecipate al pranzo tramite whatsapp al 328 20 28 683

*Il pranzo presso l’azienda biologica Amico Bio prevede un menù base concordato per il gruppo di € 20 in cui è previsto un “cuoppo” di fritturine tipiche napoletane di verdure bio, un piatto di pasta alla siciliana, acqua e caffè. Nel prenotarvi vi prego di fare subito presente se siete vegani o dovete evitare fritture. A richiesta è possibile chiedere ulteriori piatti, bibite e vino che si pagheranno a parte.

Le visite che faremo

Capua. Dal Fondo Patturelli di Curti vengono fuori nel 1845 centinaia di statue romane dette della Mater Matuta, che fanno pensare all’esistenza di un tempio dedicato alla madre propizia, la madre del mattino, o anche Aurora, da Eos o Leucotea, residuo del culto atavico della Grande Madre, la realizzatrice in terra delle idee archetipe della divinità, di oltre ventimila anni prima di Cristo. Esse sono nel bellissimo Museo Campano di Capua, che trova la sua naturale prosecuzione espositiva nel Museo archeologico della Capua antica presso Santa Maria Capua Vetere.

Sant’Angelo in Formis. E ancora nella zona del monte Tifata (termine etrusco per descrivere un “boschetto coperto di lecci”) abbiamo l’antico tempio di Diana del IV sec. a.C, diventato poi tra VI e VII secolo un edificio cristiano, e poi basilica di Sant’Angelo in Formis nel periodo longobardo, in cui vi si trasferirono i monaci di Cassino dall’896 al 943, in conseguenza della cacciata da parte dei Saraceni.

A Santa Maria Capua Vetere visiteremo poi l’Anfiteatro Campano, dove venivano portati ad allenarsi e combattere i prigionieri che provenivano da ogni parte delle terre conquistate dai Romani, il Museo dei Gladiatori, dove si racconta l’origine e lo svolgimento dei combattimenti gladiatorii, e lo scavo in corso del più antico anfiteatro, da cui ebbe anche origine la prima grande rivolta degli schiavi, capeggiati da Spartacus. Il Museo archeologico di Santa Maria è situato presso l’antica Torre di Sant’Erasmo, diventata castello longobardo, normanno, svevo, angioino, dove nacque Roberto d’Angiò nel 1278 che ne fece poi archivio reale e scuderia regia. Anche qui troviamo le matres matutae, i misteriosi ex-voto che rimandano al culto della grande madre, la religione più antica conosciuta nel Mediterraneo. Invece purtroppo stavolta troveremo chiuso al pubblico Il Mitreo sotterraneo di Santa Maria del II sec. d.C., uno dei più antichi e meglio conservati d’occidente, luogo di culto della religione monoteista di Mitra, molto diffusa in oriente secoli prima del Cristianesimo e con tantissimi aspetti in comune con questo.

Qui sopra Capua e il Monte Tifata sullo sfondo. Qui sotto l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere dall’alto

Museo Campano a Capua con Mater Matuta, sotto particolari del Museo archeologico di Santa Maria e dipinto del Mitreo che non sarà possibile visitare

Museo dei Gladiatori – presso l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere


13 maggio 2024. Sintesi della visita effettuata lo scorso 11 maggio

Johann Jacob Bachofen, storico ed antropologo svizzero, pubblicò nel 1861 un’opera geniale dal titolo Il matriarcato. Ricerca sulla ginecocrazia nel mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici. Bachofen non era certamente un femminista e anzi, in un’epoca in cui erano in pieno fiorire le teorie evoluzioniste di Darwin (in ambito scientifico) e di Comte (in ambito sociologico), riteneva che la scoperta di una primigenia forma di dominio femminile sull’umanità dimostrasse che solo dall’epoca del potere del maschio fossimo entrati in una fase di vera civilizzazione… (in foto la Venere di Willendorf in Austria risalente al XXII millennio a.C.)

Ciò sarebbe segnalato secondo lui da alcuni aspetti e ruoli delle divinità femminili che nelle civiltà minoiche, nella divinità e nei culti di Iside, nel patheon greco e perfino nei riti di epoca pre-romana e romana sarebbero testimoniati nei testi antichi. La sua opera non ebbe tanta fortuna in vita quanto si dimostrò veramente strepitosa in morte, confortata da sempre più prove documentarie e finalmente archeologiche come le statuette ritrovate in ambiti mediterranei fino a duemila anni prima di Cristo. (in foto la Dea dei Serpenti, Creta, II millennio a.C.)

Nelle illustrazioni prese da Wikipedia alla voce Grande madre troviamo tutte le ulteriori prove archeologiche che nell’antichità la statuaria sacra era prevalentemente (se non esclusivamente) femminile (qui a lato una statuetta della Grande madre mediterranea risalente al III millennio a.C. proveniente dalle civiltà prenuragiche della Sardegna). Si tratta di epoche in cui le principali sepolture sono di donne, di persone disabili cui erano attribuite capacità e funzioni sacre all’interno dei villaggi. Ma soprattutto non si trovano sepolture di guerrieri. Siamo sicuri che l’avvento del potere del maschio sia stata evoluzione? E in questi culti sopravvissuti alle società maschiliste dei greci, dei sanniti e dei romani, specialmente in Campania, probabilmente si è continuato a percepire che davvero l’umanità abbia conosciuto una perduta età dell’oro, senza guerre, dove le donne avevano un ruolo riconosciuto e prezioso.

Va detto che quindi la sua era una ricostruzione filologica e non documentaria, meno ancora archeologica, che trovava secondo Bachofen conferma nell’Orestea di Eschilo, dove sarebbe evidente il passaggio dal matriarcato al patriarcato mostrato secondo l’ottica maschile. Di questo in particolare ci ha parlato Alessandra, nella visita dello scorso 11 maggio.

La magnifica struttura rinascimentale di Palazzo Antignano, che ospita il Museo di Capua

Nel Museo di Capua la statua acefala di Diana Tifatina e l’affresco della Cerva ad essa consacrata, provenienti dal tempio di Sant’Angelo in Formis

Museo di Capua, mosaici del triclinio ove le donne partecipano al simposio (segno dell’alto valore riconosciuto in questa terra alle donne, quando sia a Roma sia in Grecia le donne non erano ammesse ai banchetti se non come eteree o addirittura prostitute) e la Schola cantorum, ancora una volta tante belle giovani, potremmo dire in posa, con sullo sfondo il loro maestro di canto

Il gruppo in visita al Museo di Capua

La Mater matuta cui è dedicato il tempio del fondo Patturelli a Curti (Caserta). Al contrario degli ex-voto (150 esposti a Capua) questa statua non ha bambini in braccio ma tra le mani regge un melograno, segno di fecondità e rinascita, e una colomba, per gli antichi simbolo di purezza ed innocenza, forse anche di pace, come oggi

Le Matres Matutae più antiche, pre-romane e altre figure di ceramica

Le matres matutae di epoca romana

La basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis, realizzata sul sito del Tempio di Diana Tifatina

Il gruppo in visita con sullo sfondo la piana campana di Terra di Lavoro, al centro dietro al gruppo c’è Capua e a sinistra, quasi fuori la foto, c’è Santa Maria Capua Vetere

Il Museo dei Gladiatori a Santa Maria Capua Vetere, con le animazioni sui gladiatori. Le tabelle che presentano gli altri anfiteatri più grandi al mondo, parte della propaganda imperiale di I sec. d.C. Pozzuoli, Pompei, Verona, Luni, Lucca

Alessandra ci spiega le funzioni e attività dei gruppi gladiatorii (Sanniti, Traci e Galli, nemici abituali dei romani, con le armi tipiche, identificati poi nella figura del Secutor, Retiarius, Murmillo ecc.)

L’Anfiteatro Campano è il secondo per grandezza, dopo il Colosseo di Roma

L’arena è in restauro ed è stato possibile solo affacciarvisi, mentre la visita ai sotterranei è particolarmente suggestiva: qui è possibile vedere l’organizzazione dei canali d’acqua per i servizi sottostanti, anche meglio dell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, i cui sotterranei sono nuovamente chiusi dalla ripresa del bradisismo, negli ultimi mesi.

Il pranzo presso il ristorante Amico Bio Spartacus Arena, con lo sfondo dell’anfiteatro. Sotto l’incontro con i gestori dell’azienda biologica e biodinamica Amico Bio, che gestisce decine di ettari in provincia di Caserta

In conclusione una giornata d’incontro con la bellezza, di riflessione, di confronto, di esplorazione dello spazio e del tempo che ci restituisce l’aroma di una terra di persone belle, aperte e curiose, oggi come quasi certamente nel tempo che abbiamo cercato di ricostruire con questa passeggiata.

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